Non può mancare sulle tavole delle più importanti feste ebraiche, come lo Shabbat o Rosh ha-shanah: è una antichissima tradizione che va rispettata e se ne va orgogliosi.
Originalmente a forma di treccia, a volte con ripieno di mele o uvette, accompagnato da frutta di stagione, in particolare il melograno che simboleggia la prosperità.
Qui offro una mia particolare e profumatissima versione a forma di fiore, con un impasto integrale profumato alla cannella, e un ripieno raffinato: albicocche fatte macerare nel limoncello.
Una scelta azzardata rispetto alla tradizione ma la mia fantasia è più forte della volontà.
Per la pasta:
- 280 g di farina integrale Petra 9 del Molino Quaglia
- 2 uova medie intere
- 40 g di latte intero fresco
- 10 g di lievito compresso
- 1 presa di sale
- 1 cucchiaino di cannella in polvere
- 2 cucchiai di miele
- 70 g di burro fuso e freddo
Per la farcia:
- 120 g di albicocche candite Crispo
- q.b. di limoncello
- 1 tuorlo + 2 cucchiai di latte per la doratura
Per la pasta mescolate il latte con il lievito e le uova, aggiungeteli gradatamente alla farina con la cannella, alternati al miele; fate incordare.
Inserite il sale, infine il burro in 3 volte. Lavorate bene e fate lievitare fino al raddoppio.
Nel frattempo fate macerare le albicocche fatte a pezzettini per almeno 2 ore.
Foderate con carta da forno o imburrate e infarinate un cerchio da 18-20 centimetri di diametro.
Con la pasta formate 7 dischetti, inserite un cucchiaino di albicocche ben scolate e richiudete a formare delle palline. Sistematele nel cerchio mettendone una nel centro e le altre intorno.
Unite il tuorlo al latte e spennellate la superficie della Challah, fate lievitare fino al raddoppio. Accendete il forno a 180 °C, spennellate una seconda volta la superficie e cuocete per 30 minuti.
Ma…. Il latte nella Challa? Non andrebbe messo, se si vuole fare un dolce veramente ebraico
Ciao Tania, scusami il ritardo. Hai ragione, avrei dovuto usare acqua, ma come mi sono preso la libertà di una forma a fiore così ho usato il latte per ammorbidire l’impasto. Nessuno mi obbliga a seguire pedissequamente la tradizione. In fondo ho scritto “La mia” Challah.